mercoledì 14 novembre 2012

INTERVISTA A CARLO PARRI



Oggi, per la mia rubrica Interviste Anomale, ho il piacere di fare quattro chiacchiere con Carlo Parri, vincitore del premio Alberto Tedeschi 2012 con il romanzo "Il metodo Cardosa" (Giallo Mondadori). Si tratta di un romanzo avvincente, anomalo, provocatorio, nel quale l'indagine poliziesca e la trama gialla quasi scompaiono di fronte al protagonista, Cardosa: vicequestore aggiunto, lettore compulsivo-ossessivo e sciupafemmine, mente brillante ma anche incomprensibile, citazionista delirante e amante inguaribile della spesa al mercato.



Ciao Carlo, benvenuto tra le pagine della mia rubrica. Giuri di dire la verità, tutta la verità e nient'altro che la verità?
Conosco solo false verità e menzogne reali. Posso offrirti solo il gioco delle tre carte. Ti va bene?


Mi va benissimo. L'importante è che io non vinca mai, altrimenti non ci sarebbe sfizio. Io scelgo la carta dell'emotività: cosa si prova a vincere il concorso Alberto Tedeschi, il più importante riconoscimento italiano per romanzi gialli inediti?
Più che altro mi sono chiesto cosa avrei provato se non avessi vinto. In ogni caso non è successo. Meglio così. Parlare di vittoria mi imbarazza. Cardosa a questo punto citerebbe Sartre. “Una vittoria descritta nei particolari, non si sa più cosa la distingue da una sconfitta.” Io, nel mio piccolo, sposo il pensiero di Winston Churchill. “I problemi della vittoria sono più gradevoli di quelli della sconfitta, ma non meno difficili da risolvere.”
C’è stato un momento, in questa storia, che mi ha lasciato dentro un’emozione indelebile. La mattina che ha squillato il telefono e la voce di Franco Forte mi ha detto semplicemente “Lei è il vincitore del premio Tedeschi”. Ero da solo e quando ho riattaccato, non nego di aver fatto un po’ la marionetta in giro per casa. Da lì in poi è cominciato un percorso obbligato. Revisione, editing, promozione, interviste, inviti, progetti. Soprattutto mi sono sentito quasi in dovere di chiudere il secondo Cardosa e iniziare il terzo. Vincere il Tedeschi è anche questo.


Attenzione. Ci hai detto una cosa che, forse mi sbaglio, ma credo di non aver letto altrove. "Chiudere il secondo Cardosa e iniziare il terzo". Facciamo finta di non aver sentito o vuoi spiegarci per bene?
Desolato, ma non è uno scoop. L'ho dichiarato in un'intervista televisiva già a fine agosto. Il secondo libro è già pronto da qualche tempo e il terzo è in lavorazione. Anzi i terzi, perché ne sto scrivendo tre contemporaneamente e non ho ancora deciso a quale dare il numero tre.

Bene, stai dando una gioia ai fan di Cardosa. E ora passiamo a lui, vicequestore aggiunto Leonardo Cardosa, il personaggio attorno al quale ruota buona parte del romanzo. Lui è: dotato di due cervelli, forte di una cultura letteraria sovrumana e infine sciupafemmine. Quali di queste caratteristiche sono autobiografiche e quali inventate? In altri termini: anche tu hai due cervelli? Anche tu parli per citazioni? Anche tu ti destreggi tra più donne?
Più che altro il mio doppio si sviluppa con un eteronimo. Si chiama Fernando Pellizzo. Lui è uno sciupafemmine io, al massimo, potrei esserlo stato, tanti anni fa, ormai... Le citazioni, soprattutto quelle cinematografiche, le uso spesso. Naturalmente decontestualizzate, di valore semantico soggettivo e unicamente emotivo. Caratteristiche autobiografiche o inventate dici. Ma io fin da bambino ho inventato la mia biografia. Ho persino già descritto il mio funerale. Non c'è assolutamente niente di vero in me. Io stesso sono un'invenzione.

Eteronimi... vite inventate... Sei un lettore di Pessoa? Qual è il tuo Libro dell'Inquietudine?
Sono un ri-lettore di Pessoa e dei suoi eteronimi, ma anche un appassionato ri-lettore di Tabucchi. I libri dell'inquietudine sono infiniti, perché infiniti sono i libri che non potrò leggere. Ogni libro che non riuscirò a leggere sarà uno di questi.

Mi piace questa risposta. Diciamo che la condivido appieno. Ultima domanda, ovviamente anomala. Solitamente si chiede a uno scrittore quali consigli dare un esordiente per farsi notare nel mondo editoriale. Bene, io ti chiedo:cosa suggerisci a un esordiente per non farsi notare nell'editoria che conta? Particolari mosse per perdere il Tedeschi?
Ti dirò, quando mi fanno la domanda canonica, quale consiglio dare a chi vuol tentare la scrittura, offro sempre la risposta alla tua domanda. Consiglio di non farlo, che è anche il sistema migliore per non farsi notare. Perdere il Tedeschi è facilissimo, credo che non serva un grande impegno. Arrivano mille romanzi, ne vince solo uno, più facile di così. Battute a parte, per non farsi notare, per essere inesorabilmente cestinati a ogni tentativo, c'è un sistema sicuro. Leggere poco e quel poco sbagliato. Io una mano sto cercando (nel mio piccolo) di offrirla. Ogni giorno tento di promuovere un libro della serie "Se leggi questo di sicuro qualche cosa impari." Ma lo leggeranno?


Ne dubito, Carlo. Sappi che solo il 15% di italiani dichiara di aver letto fino a 12 libri in 12 mesi (i cosiddetti lettori forti), mentre oltre il 50% di aspiranti scrittori legge meno di un libro all'anno. Ma lasciamo stare, questo è un altro discorso. L'intervista è finita. Chiama Cardosa (a proposito, dove sta?) e digli di mandare un saluto ai nostri lettori.
 Sì, purtroppo le conosco le statistiche... e io, tra l'altro, partecipo a falsificare la media con una media di centoventi libri per anno solare. Vediamo un po' se riesco a connettermi con Leonardo...
Leo, ci sei? Eccolo qua.
"Scusate amici, ma oggi piove e Roma è un caos più caos di sempre. Sono al mercato e ho poco tempo per voi, ma so che Parri ha finito una storia che mi riguarda, roba successa l'anno scorso, e penso che presto ci ritroveremo. Buona spesa a tutti."

Mitico. Ciao Carlo, e grazie mille per questa bella intervista.



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