giovedì 15 ottobre 2015

INTERVISTA A HOMOBRUNO

D: "Ciao Bruno, benvenuto alla tua seconda intervista per Saper Scrivere. Stavolta saremo meno tradizionalisti. Dicci tre nomi di scrittori, famosi e meno famosi, che sono stati fondamentali nel tuo percorso di crescita. E spiegaci il perché."
R: "Bret Easton Ellis, Douglas Coupland, Jonathan Franzen. Volendo partire dall'inizio questi scrittori mi hanno fatto sentire importante e non più solo come credevo. Parliamo degli anni '90, periodo in cui iniziavo a scrivere per la prima volta"

D: "Adesso invece parlaci dei tuoi gusti musicali e dicci se, mentre scrivi, ascolti musica oppure preferisci il silenzio"
R: "I miei gusti musicali sono crollati come la frana fossile della grotta del vento a Frasassi. In passato ho seguito tutti i generi più importanti, dal Dark ai Velvet Underground, dai Rolling Stones ai Dinosaur Jr., passando per il Surf e il Punk Rock. L'ultima volta che ho avuto consapevolezza musicale mi piacevano gli Aphex Twin. In questi ultimi anni non ascolto più musica, se non proprio quando scrivo e quindi mi collego a una radio di cui sono abbonato e ascolto musica elettronica strumentale. La musica mi aiuta a suggestionarmi."

D: "Bene. Andiamo avanti con le domande un po' strane. Elencaci, senza pensarci troppo, i titoli di: un film thriller che ti è rimasto impresso, un film horror che ti ha segnato, un film di fantascienza che ritieni sopravvalutato e, infine, il libro più brutto che tu abbia mai letto."
R: "Thriller, Inside Man diretto da Spike Lee; horror: Virus del 1980; fantascienza direi Gravity e, come libro, La verità del ghiaccio"

D: "Due domande a bruciapelo. Perché scrivi? Perché leggi?"
R: "Scrivo per intrattenere. Leggo per intrattenermi"

D: Ultima domanda. Un lettore che non ti conosce dovrebbe leggere Basta poco? Se sì, perché?"

R: "Sì, è un libro che andrebbe letto. Ho cercato di mostrare eventi che potessero, come diceva Todorov, far esitare il lettore"

venerdì 2 gennaio 2015

"L'UOMO DEI CANI" SUL GIALLO MONDADORI

Salve a tutti.
Non aggiorno questo blog da quasi sei mesi. Un po', lo confesso, me ne sono dimenticato. D'altro canto, però, sono successe parecchie cose, che mi hanno portato via un sacco di tempo.
Per esempio, mi sono trasferito a Roma.
Per esempio, ho cominciato e finito il mio corso da redattore editoriale.
Per esempio, sono in attesa che qualche scuola mi chiami come insegnante di diritto.
Per esempio...
Ci sarebbero tante cose da elencare. Molte, troppe. Quindi che dire?


Dal momento che non scrivo su questo blog da un bel po' di tempo, e dal momento che è appena uscito in tutte le edicole il mio terzo figlioletto Mondadori, quale migliore occasione?
Ve ne parlo un po', ma neanche tanto.
Cominciamo con questa immagine, poco sopra. Lo so, non è granché, ma si tratta del mio secondo imbarazzante esperimento con Photoshop (appena scaricato, 30 giorni di prova. PS Il primo esperimento ve lo risparmio), quindi siate buoni, perché c'è pure un estratto della storia.
Si intitola L'uomo dei cani ed è il racconto con il quale mi sono confermato secondo classificato al Gran Giallo città di Cattolica 2014. Lo trovate, in tutte le edicole, in appendice a Scritto fra gli astri di Jonathan Stagge.
Peraltro, L'uomo dei cani è il mio primo thriller ambientato a Ischia. Ci sono andato apposta, l'anno scorso, a fare un sopralluogo: volevo respirare l'aria dell'isola, camminare per le strade, per i boschi, abbracciare i panorami dall'alto, assaggiare l'anima di quel luogo. Spero, con le poche pagine a disposizione, di aver trasmesso un briciolo del fascino immortale che ispira l'isola.
Spero che il racconto, almeno un po', vi faccia paura.
E spero che alla fine vi faccia strabuzzare gli occhi.
Spero di scriverne ancora molti e di pubblicare ancora tanto, perché di storie da raccontare ne ho un sacco pieno, ma forse quello che manca è il tempo. Ma se non ce lo creiamo, il tempo, non lo avremo mai, il tempo. Lo diceva il Merovingio.
Senza annoiarvi, voglio ringraziare qualcuno. Scrivere è un'attività solitaria, sì, ma è anche un lavoro di gruppo: se alle spalle non avessi le persone che mi seguono e che mi consigliano, forse non pubblicherei nulla. O le cose che pubblicherei sarebbero molto peggio di così.
Ringrazio la mia famiglia, che come sempre legge e corregge tutto ciò che scrivo.
Ringrazio Franco Forte, direttore delle collane da edicola Mondadori.
Ringrazio Maria Michela di Lieto e Massimiliano Giri, che hanno letto in anteprima L'uomo dei cani, dandomi saggi consigli su come migliorarlo.
E ringrazio chi mi ha accompagnato in quella giornata a Ischia, l'anno scorso, e ha assecondato e sorriso ai miei deliri da scrittore.
A volte si sbaglia, è vero.
Ma essere grati a chi ci ha amato significa essere ogni giorno un po' più uomini, e un po' meno bambini.
Grazie a tutti.
Buona lettura e buon 2015.





mercoledì 18 giugno 2014

SCALA REALE

Riconoscete questa scena?
Si tratta de "Il Giocatore" (Rounders), un film del 1998. In foto si vedono Matt Damon e John Malkovich. 
Il primo interpreta uno studente di giurisprudenza che cerca di pagarsi gli studi grazie al suo enorme talento al tavolo da gioco.
Il secondo, bravissimo nel film, è Teddy KGB, uno strozzino di origine russa, anche lui fenomeno del poker.

Perché vi sto parlando di questo film? 
Perché lo vidi circa due anni fa e mi colpì subito. Non tanto per la trama, tutto sommato prevedibile, quanto per il modo di rendere la tensione che si respira a un tavolo da poker. 
Io non ho mai giocato, però quella tensione riuscii a sentirla, sulla mia pelle, tra le mani, attorno agli occhi.
Allora decisi di scrivere un thriller che si svolgesse interamente a un tavolo da poker.

Avevo bisogno di una storia.
Avevo bisogno di personaggi.
Avevo bisogno di qualcuno che mi spiegasse le regole del gioco.

La cosa più facile da trovare fu la terza: il mio caro amico Leonardo, asso delle carte, non fu avaro di spiegazioni. Non avrei imparato a giocare, ma almeno il racconto ne avrebbe guadagnato in credibilità.
E la storia e i personaggi?
Sono nati da soli, come sempre. Nel tempo, poco alla volta.

Poi si sa... 
Per quanto uno scrittore voglia attenersi a schemi e scalette narrative, a un certo punto la storia si distacca, vive da sola. I personaggi si danno dei soprannomi e dicono e  fanno quello che vogliono.
È un errore lasciarli a briglia sciolta, lo so. Ma a volte si comportano bene e fanno il loro sporco lavoro: far vivere la storia, far emozionare il lettore.

Sono nati così Bruce Lee, il Bolscevico e Don Pasquale, la micidiale triade camorristica che siede al tavolo. 
Così è nato anche Pietro, il protagonista del racconto. E assieme a lui Ioanna, dolce e problematica ragazza dell'est.

Il racconto è stato scelto dalla Delos Digital per la collana Delos Crime.
Potete trovarlo in tutti i formati e in tutti gli store on-line. Vi lascio con la copertina e con la sinossi di "Scala Reale".


SCALA REALE
"Giocare a poker può essere pericoloso, quando sul piatto non ci sono solo soldi.

Giocare a poker può essere "molto" pericoloso, quando al tuo tavolo siedono Don Pasquale, il Bolscevico e Bruce Lee: la triade che regge le fila dei clan camorristici della zona da quando eri bambino.

Giocare a poker può essere un suicidio, se punti la tua vita e quelli contro cui stai giocando hanno ucciso tuo padre e hanno reso un inferno la vita di tua madre.

Un piatto che può essere l'ultima occasione di ristabilire i conti in una Napoli divorata dalla criminalità organizzata, in cui le pallottole e l'omertà tolgono spazio a ogni speranza. 
Perfino all'amore."

Lettore... 
Spero tu possa provare, nel leggerlo, almeno una parte delle emozioni che ho provato io nello scriverlo. 
Se succederà, sarà stata una bella esperianza per tutti e due.

Potete trovarlo su Amazon, sul Delos Store e su qualunque altro store on-line: costa meno di una colazione ;)

lunedì 21 aprile 2014

HABEMUS MATRIX


«Segui il coniglio bianco».
Chi non ricorda questa frase, apparsa sul computer di Neo (Keanu Reeves), che ha dato inizio a una delle saghe più belle e controverse nella storia del cinema? Ovviamente parliamo di Matrix, la trilogia che ha consegnato il nome dei fratelli Wachowski alla leggenda della fantascienza cyberpunk.


E quale modo migliore di omaggiare questo capolavoro, se non quello di dare libero sfogo alla creatività degli scrittori?



Nata da un bando di concorso, Matrix Anthology raccoglie 35 schegge narrative, scritte da altrettanti autori: un tributo letterario liberamente ispirato a quel mondo, spettacolare e mirabolante, che la saga di Matrix ha saputo imprimere nella memoria collettiva. 


Perché Matrix? Perché no.
Ammettiamolo: a partire dal 1999, la fantascienza mondiale è cambiata. Il capolavoro dei fratelli Wachowski ha trasfigurato per sempre il modo di fare cinema “science fiction”. Ci sono pellicole, nella storia della cultura globale, che sono andate ben al di là dei risultati di botteghino: hanno plasmato una generazione. Sono entrate di prepotenza nella coscienza collettiva, imponendo costumi, modi di dire, idee e perfino abbigliamento. Chi appartiene alla generazione precedente la mia, forse sarebbe incline a riconoscere queste caratteristiche in altri film epocali, primi fra tutti “Blade Runner” o la saga di “Guerre Stellari” (prima trilogia). Ma chi è nato, come me, nella metà degli anni Ottanta, era adolescente quando al cinema hanno trasmesso il primo “Matrix”: un’età giusta per restare abbagliati da un nuovo modo di concepire la fantascienza, sottogenere cyberpunk.

Assieme allo staff della casa editrice Homo Scrivens, abbiamo quindi deciso di lanciare la sfida: tributare omaggio alla trilogia attraverso racconti brevi, liberamente ispirati all’opera dei Wachowski. 

"Matrix Anthology" rappresenta il mio primo libro come curatore.
L'emozione è diversa da quella che si prova come autore. C'è, ma ha una natura più sottile, un impatto meno immediato.
Questo libro io non l'ho scritto, l'ho pensato.
Ho canalizzato le energie verso un'altra attività, diversa dallo scrivere, che reca in sé minore dispendio di energie ma maggiori responsabilià: selezionare, correggere, assemblare quello che hanno scritto gli altri.


A chi, prima o dopo aver finito la lettura dei racconti, avesse voglia di fare quattro chiacchiere sui tre film di Matrix, consiglio di dare una sbirciata al saggio breve che chiude questo libro. Potrebbe servire come ripassata generale prima di tuffarsi tra queste perle fantascientifiche, oppure suggerire qualche spunto di riflessione. Decidete voi.
Spero che la lettura di questi racconti non vi lasci indifferenti.
Perché, se nel mio e nel nostro piccolo, siamo riusciti a dare un contributo all’editoria italiana, e in un certo senso a mettere in discussione la ritrosia del nostro paese verso la narrativa breve, allora l’obiettivo è raggiunto. E potremo rimboccarci le maniche per una nuova avventura, nella speranza di avere il coraggio e la forza di mostrarvi quanto profonda possa essere la tana del Bianconiglio.  

Il libro su IBS e su Amazon

Gli autori: Mario Ambrosino, Michele Assante del Leccese, Michele Botton, Andrea Coco, Marcello Colombo, Ilaria Costa, Gianluca D’Angelo, Maria Rosaria Del Ciello, Gianluca Della Notte, Alberto De Paulis, Giorgio Di Dio, Alessandro Diele, Maria Michela Di Lieto, Daria Dolenz, Flavio Firmo, Marinella Forteleoni, Livio Gambarini, Emanuele Intartaglia, Kaipirissima, Fabio Lastrucci, Luigi Locatelli, Marco Lomonaco, Spartaco Mencaroni, Marco Migliori, Neo, Klaus Paolini, Daniele Picciuti, Matteo Pisaneschi, Monica Porta, Polly Russell, Elena Scialtiel, Fabio Stancanelli, Ser Stefano, Marco Viggi, Arianna Zeta.



venerdì 24 gennaio 2014

GABBIANI, PRIGIONI E INFERNI DANTESCHI

La scrittura è così.
Incostante. Ci sono mesi in cui non vedi l'ombra di una pubblicazione, nemmeno un racconto piccolo piccolo, e mesi in cui si accavallano cento cose. Ecco, questo gennao 2014 è un mese del secondo tipo.
Le uscite sono tre, e mi andava di condividerle con voi.

Partiamo dalla prima, la più importante.
Sul Giallo Mondadori di questo mese mi trovate, in appendice, con il racconto Il canto dei gabbiani, menzione speciale e 2° classificato al Gran Giallo Città di Cattolica 2013. Si tratta di un racconto molto particolare, pieno zeppo di citazioni (da Richard Bach a Stephen King, da Batman a Hitchcock), nel quale la ferocia di un tradimento si sposa con i deliri interiori del protagonista, i suoi ricordi tormentati e, ovviamente, i gabbiani.
Potete trovarlo in tutte le edicole e anche in ebook.

Nel frattempo, eccovi un piccolo assaggio...

IL CANTO DEI GABBIANI 
Il mare. 
Mentre risucchia l’onda, sembra un bambino che tira su la coperta. Poi la lascia andare, e l’acqua prorompe in un moto continuo, inarrestabile, fino al frangente che si corica sulla battigia. L’aria è fresca, il vento deposita sulla spiaggia odore di alghe e di sale. Sembra che il mondo si sia fermato. Che abbia smesso di correre, finalmente.

Il ristorante si chiama “La Sirena”.

La prima volta che ho incontrato il gabbiano, era un venerdì di maggio.
Alle tre del pomeriggio un’afa inaspettata già appesantiva l’aria. Stavo pulendo il pesce e preparando i secondi di mare per la cena. Quando mi sono affacciato alla finestra per una boccata d’aria, l’ho visto.


Volteggiava con l’eleganza di chi è parte della natura. Le ali aperte a tagliare il vento, la testa sempre rivolta in avanti. Disegnava i simboli dell’infinito sopra il mare immoto. Ogni tanto cambiava direzione con una sterzata secca, improvvisa.

È sceso a terra in una caduta soffice, imperiale. Si è fermato sulla sabbia, le ali in posizione di riposo, gli occhietti piccoli rivolti verso di me. Aveva una macchia nera sulla fronte.

Mi ha fissato.
(...)

Passiamo alla seconda pubblicazione. 
Finalmente è in libreria l'antologia Horror Storytelling, che raccoglie i migliori racconti del concorso omonimo, indetto dalla Watson Edizioni. Tra questi, potete trovare il mio Il nono cerchio, un racconto che ho scritto parecchio tempo fa. Ambientato tra il nostro mondo e quello infernale, la storia parla di un viaggio allucinante che il protagonista è costretto a compiere nel nono cerchio dantesco, allo scopo di porre riparo a un errore che si è verificato nello smistamento delle anime.

Anche questo libro potete trovarlo più o meno dappertutto. Se volete dare un'occhiata al catagolo della Watson, vi consiglio di fare un giro su questa pagina.


Il terzo e ultimo racconto di questo mese è Il pozzetto di Cagliostro.
Giuseppe Balsamo, conte di Cagliostro, è stato uno dei personaggi più misteriosi e controversi dell'Italia del XVIII secolo. Esoterista, scienziato e imbroglione, entrò ben presto in conflitto con la Chiesa Cattolica dell'epoca. Condannato alla prigione nella fortezza di San Leo, morì il 26 agosto 1795. O almeno questo è quello che si dice. Sì, perché le voci che girano intorno a un personaggio così contorto non sono mai del tutto vere. Molti dubbi permangono, tuttora, sulla data precisa e sulle modalità della sua morte.
Io ho provato a dare la mia versione dei fatti.
Che sia la verità o pura invenzione narrativa, nessuno può dirlo.

Potete trovare il racconto nell'antologia Horror Polidori (Nero Press Edizioni).
Come potrete leggere dall'elenco degli autori finalisti del concorso omonimo, mi sento davvero in ottima compagnia.

Per adesso è tutto.
Spero di aggiornare questo blog con maggiore frequenza, ma so già che non ci riuscirò. Ormai dovreste averci fatto l'abitudine.


giovedì 19 settembre 2013

È TEMPO SPRECATO UCCIDERE I MORTI

Amici e amiche di questo blog,
finalmente trovo un po' di tempo per aggiornare questo lido abbandonato, e parlare della mia ultima "fatica letteraria". Lo so, non è degno di un buon padrone di casa comunicare questa notizia su un blog personale un mese dopo l'uscito del libro, ma pazienza: meglio tardi che mai ;-)


È TEMPO SPRECATO UCCIDERE I MORTI


Una donna spietata che regge le fila di un impero criminale, uno psicopatico convinto di vivere all’interno di un album di Fabrizio De André, un bambino che uccide entrambi i genitori per troppo amore, un uomo mascherato che vigila per le strade di Napoli… 
Dodici racconti, dodici storie che oscillano tra il thriller e il noir. 
Dodici tagli nella pelle della quotidianità, serpeggianti in quel limbo oscuro sospeso tra tensione e mistero, in quel nero barlume di vita che è una porta aperta sulla follia.


«Diego ha talento. Scrive frasi taglienti come proiettili sparati ad altezza uomo. Il ritmo è cinematografico. Ogni racconto è una perla nera, incastonata nello scenario incantevole e claustrofobico di Procida, cittadina arrampicata su uno scoglio sospeso tra il mare e la tempesta. Gioca con la psicologia dei suoi personaggi, Diego, costruendo storie che spaventano e allo stesso tempo commuovono, perché profumano di vita vera.» 
(Barbara Baraldi) 

«Diego è un abile artefice di storie perché è anche un acuto osservatore che entra in ambienti e vite quotidiane disseppellendo amori, orrori, complicità e drammi.»
(Andrea Carlo Cappi)
 
«Il thriller ha molti sentieri, e Diego Di Dio li percorre tutti con passo sicuro.»
(Marzia Musneci) 


DOVE POTETE ACQUISTARE IL LIBRO?

Ebook (1,99 euro)

La versione digitale, a meno di una colazione, potete trovarla dappertutto:
- su Amazon
- su Ultima Books
- su Bookrepublic
- su Kobo
... e su qualunque altro store on-line.

Cartaceo (8,90 euro)
- Potete cercarlo o ordinarlo in qualsiasi libreria
- Potete ordinarlo su IBS (col 15% di sconto);
- Potete ordinarlo direttamente su Amazon (evasione in 3 giorni)
- Su Webster

Be', posso dirlo sinceramente, tanto non sono io l'autore: la copertina è una figata. Di questo dobbiamo ringraziare Saber Core, il copertinista indonesiano della Dunwich Edizioni, che ha un tocco davvero fantastico. Come avrete capito dalla presentazione, si tratta di una raccolta di racconti thriller/noir, un lavoro al quale sono molto legato perché raccoglie quasi cinque anni di scrittura, se consideriamo che il primo racconto è stato scritto nel 2008 e l'ultimo nel 2013. La prefazione, bellissima, è della grande Barbara Baraldi, mentre la postfazione è dell'iperattivo Andrea Carlo Cappi. Ringrazio anche la mondadoriana Marzia Musneci per aver speso belle parole nei confronti di questo libro.
Il volume è uscito da meno di un mese e già sono successe parecchie cose. Anzitutto, come primo passo verso il piccolo tour promozionale che intendo fare, c'è stata la presentazione procidana. Il 26 agosto, alla sala Pio XII della Fiera del Libro di Procida, l'avventura è cominciata nel migliore dei modi. La sala gremita, tutte le copie esaurite, una serata davvero magnifica. Per una descrizione più dettagliata dell'evento, potete leggere il Report sul sito della Dunwich Edizioni. Spero solo che questo sia il primo passo verso una stagione letteraria che, già da ora, si preannuncia fantastica.

Ovviamente aprirò, in questo blog, una pagina dedicata al libro, che verrà costantemente aggiornata con recensioni e segnalazioni. Per adesso mi limito a segnalarvi le cose più importanti.

1) Pagina Facebook: qui potrete trovare estratti del libro, aggiornamenti vari e foto dei lettori;

2) Il Flauto di Pan: magnifica recensione da parte di questo blog;

3) Intervista su Leggere e scrivere, per la quale ringrazio la gentile Rosalia Messina.

Che dire?
Buona lettura e a presto risentirci. Come dice il mio editore, "Daje!"

sabato 13 luglio 2013

PREMI, PIPISTRELLI E PECCATORI

Cari amici e care amiche del blog,
è da un po' che non aggiorno questa landa desolata.

Da un lato succede che, come diceva Joker: "Infinite cose da fare, e così poco tempo". Dall'altro, avrei così tante cose da dire, che alla fine non ne dico nessuna. Scherzo, qualcosina la dico.

Partiamo da una bella, bellissima notizia. 

È uscito il numero 36 della Writers Magazine Italia, che mi vede in copertina accanto al bravissimo Marcello Simoni, autore di best-seller che stanno spaccando un po' dappertutto. Ebbene sì, stavolta accanto al big c'è il sottoscritto perché, come potete leggere su forum della WMI, a questa discussione, quei vulcani dello staff hanno introdotto un ulteriore "premio" per il vincitore del concorso WMI: apparire in copertina, per dare maggiore risalto al vincitore del premio.
Stavolta è toccato a me, con un racconto al quale tengo in maniera particolare: C'è ancora tempo. Un racconto anomalo, diverso dal mio solito: non è un thriller né un horror, ma una storia d'amore e di viaggi nel tempo (o del tempo? Lo scoprirete solo leggendolo, parafrasando Battisti). Una bella soddisfazione, anche perché francamente non me l'aspettavo. Quando l'ho riletto, ero convinto che nessuno lo capisse: troppo complesso, troppo astruso, mi dicevo. E invece i fatti mi hanno smentito.
A proposito, se qualcuno fosse interessato alla rivista, vi ricordo che potete acquistarla QUI: all'interno troverete tanti altri bei racconti, interviste, recensioni e consigli sulla scrittura. Vi conviene non farvela scappare.

Bene, la parte dedicata ai piccoli successi del sottoscritto è finita, direi.
Passiamo ad altro.

Chi mi conosce sa quanto io sia legato al mondo dei fumetti. 
Se dovessi fare un elenco, davvero non saprei da dove cominciare. Adoro la complessità di Dylan Dog, le suggestioni di Brendon, la solarità di Julia, la spietatezza di Diabolik, le tirchieria di Zio Paperone, le avventure di Paperinik, le acrobazie dell'Uomo Ragno, i poteri di Superman, i personaggi sadici di Sin City, e potrei continuare all'infinito. Non amo i fumetti di un solo genere o di un solo editore, ma cerco di leggere di tutto. Per dire, ultimamente mi sono appassionato a Zerocalcare, che presumo molti di voi conosceranno.
Il mio intento, però, è quello di dedicare questo intervento a Batman. Negli ultimi mesi, tra le varie cose, mi è capitato di leggere tre albi dell'Uomo Pipistrello: tre storie che affrontano con stili e idee diverse il mondo del vigilante di Gotham City.

Partiamo da Preda. 
Si tratta di una delle più belle avventure del Cavaliere Oscuro, riproposta in una edizione cartonata davvero prestigiosa.
I testi sono di Doug Moench, i disegni di Paul Gulacy e, in verità, l'albo si divide in due sottotrame: "Preda" e "Terrore" (il naturale sequel della prima). Volendo collocare la vicenda nella continuity batmaniana, possiamo dire che le storie narrate si collocano poco dopo Batman: anno uno, il capolavoro di Frank Miller che ha riscritto le origini del giustiziere incappucciato. L'uomo pipistrello, in questa storia, è ancora poco conosciuto: la polizia stessa lo teme e gli dà la caccia. L'unico disposto a riporre fiducia nel supereroe è il fedelissimo commissario Gordon che, tra alti e bassi, non lo abbandonderà mai.
In questa avventura, l'eroe dovrà scontrarsi con il perfido dottor Hugo Strange e con il rinato Spaventapasseri. Un duo davvero micidiale, soprattutto se si considera che si tratta di due esperti della psiche umana. La guerra, per il nostro beneamato, sarà più mentale che fisica, e sarà funestata anche dalle graffiatine moleste della sensuale Catwoman.

Il secondo albo che ho letto si intitola Joker.
La storia è stata scritta dal bravo Brian Azzarello, e i disegni (davvero stupendi) sono di Lee Bermejo. La trama è piuttosto lineare: il Joker, non si sa bene perché, è stato rilasciato dal manicomio di Arkham. Tornato in una Gotham City che si è quasi dimenticata di lui, scatenerà una guerra contro tutto e tutti, allo scopo di rinconquistare il potere perduto. In questa novella comprariranno altri famosi villain, come il Pinguino e Due Facce. Il fumetto, tutto sommato, è buono. L'intento è quello di scandagliare la psicologia smisurata di questo burlone psicopatico, per farci entrare nel vortice di devastazione e follia di una mente sul baratro. La mission è lodevole anche se, devo ammettere, la storia non decolla mai sul serio. Azzarello sarebbe potuto scendere molto più in profondità, avrebbe potuto scrivere una graphic novel di ben altro spessore, ma forse non era questo il suo scopo primigenio. Il fumetto si mantiene su un livello medio, senza spiccare mai il balzo. Quello che resta è una storia gradevole, fatta di violenza e follia, un dramma che si consuma in una città divorata dal crimine e dalla corruzione, il ritratto di un Joker realistico e profondamente solo.

Concludiamo con il capolavoro, Batman: Arkham Asylum
Scritta da Grant Morrison e illustrata da Dave McKean, la graphic novel risale al 1989 ed è uno dei capisaldi della letteratura riguardante Batman. La storia in breve: i pazienti del manicomio di Arkham si sono impadroniti dell'edificio e, tenendo in ostaggio lo staff ospedaliero, hanno una sola richiesta: che Batman accetti di incontrarli. L'uomo pipistrello, da solo, entra nella casa dei matti, dove il Joker fa da direttore d'orchestra a una danza di sfrenata follia. La trama, di per sé, conta poco: il viaggio è tutto psicologico. È Batman che affronta le sue nemesi, in un percorso catartico che lo porterà ad affrontare se stesso e le proprie paure, a scendere indifeso nel baratro del proprio agire, ponendosi domande alle quali non troverà risposte. La storia si alterna con i diari del dottor Amadeus Arkham, il fondatore del manicomio: dalle pagine emergono le tragedie che hanno minato la sua sanità mentale, come l'uccisione della madre (perseguitata da un enorme pipistrello) e il brutale assassinio della moglie e della sorella.
Batman: Arkham Asylum non è un fumetto semplice e non è un fumetto per tutti: è più un'opera d'arte, che non un albo da intrattenimento. Le illustrazioni di Dave McKean sono quadri surreali in cui le citazioni e i riferimenti non si contano più, e quello dell'uomo pipistrello non è più una battaglia fisica, ma una fuga dalla propria irrazionalità, un viaggio di salvezza che, dagli abissi dei propri lati oscuri, lo porterà a scappare verso la libertà.


mercoledì 8 maggio 2013

MARZIA MUSNECI: LA SIGNORA IN GIALLO MONDADORI

Sembra che abbia scritto da sempre.
Sembra che, da autrice navigata e maliziosa, abbia da sempre pubblicato libri Mondadori, che fanno capolino in migliaia di copie dalle edicole di tutta Italia.
Sembra che la tastiera - una volta avremmo detto la penna - sia un prolungamento del suo corpo.
Eppure non è così.
Si trova sul mercato solo da qualche anno, eppure pare che sia questo il suo elemento naturale.
Marzia Musneci.

Premessa.
Sono un acquirente di libri ossessivo-compulsivo: ne compro molti di più di quanti non ne riesca a leggere. Questo implica che, avendo una coda di lettura praticamente infinita, leggo i libri con notevole ritardo. Non a caso, ho letto "Doppia indagine" della Musneci - pubblicato nel 2011 - solo qualche mese fa. A due anni dall'uscita. Il vantaggio, però, è stato quello di poter leggere i due romanzi di cui voglio parlarvi uno di seguito all'altro, senza interruzione. L'immersione nel mondo da lei plasmato è stata breve, essendo durata poco meno di un mese. Ma così intensa e bruciante, da imprimere sulla pelle quella sensazione di familiarità e simpatia che riescono a trasmetterti solo certi libri. Non libri belli, non libri perfetti, non libri avvincenti. 
Libri veri.

Partiamo dall'inizio.
A parte qualche pubblicazione per strada, e l'indomabile passione per gli haiku, Marzia Musneci emette il suo primo, potente vagito nel mondo della narrativa nazionale con il libro "Doppia indagine", che si aggiudica il premio Alberto Tedeschi 2011.
La storia parte da una scomparsa: quella della piccola Stella Morganti. Nonostante le ricerche e gli appelli, nessuno riesce a trovare uno straccio di indizio. La patata bollente, presto, passa nelle mani del nostro protagonista, l'investigatore privato Matteo Montesi. Sarà lui a disseppellire legami là dove sembra non ce ne siano, e a trovare fili conduttori tra la scomparsa della piccola e quella di suo padre, risalente a dieci anni prima.
Spulciando le recensioni in giro per internet, mi sono imbattuto in alcuni comuni denominatori, che senz'altro posso condividere. "Doppia indagine" si colloca nel filone del giallo-simpatico: una trama avvincente e ben costruita che ruota attorno a un protagonista da cui è arduo non restare affascinati. Simpatico, intelligente, astuto, battuta pronta, ex attore e attuale traduttore, mezzo perdente e mezzo vincente, tipo spigliato e sportivo, salutista e amabile. Insomma, un coacervo di caratteristiche in cui si sposano tradizione e innovazione, che rendono questo Matteo Montesi (MM, come l'autrice) indimenticabile. Altra cosa su cui concordo è l'apprezzamento per la costruzione gialla: oggi, che vanno tanto di moda il noir, il thriller e l'hardboiled, scrivere un giallo lineare e coerente sembra quasi anacronistico. Eppure è una sfida che l'autrice vince in pieno, costruendo una storia che non ha lacune, che non fa acqua e che ci porta sani e salvi a destinazione.
Ma faremmo un torto al libro e all'autrice se dimenticassimo di parlare di un altro personaggio: la bella agente di polizia Cristiana Perla. Donna professionale e indisponente, ma anche tenera e bisognosa di premure. Facile capire, già da queste poche battute, che tra il protagonista e la Perla nascerà qualcosa.
Come anticipavo all'inizio, sembra che la Musneci non abbia fatto altro che scrivere, nella sua vita.
Da questo libro emergono, oltre al talento e alla tecnica, anche tanta esperienza, e quel briciolo di malizia narrativa che può permettersi solo un autore navigato. Un autore che, forte di anni di scrittura, ci tira tra le pagine mormorandoci: "Seguimi, non preoccuparti. Adesso ci penserò io a te."

A due anni di distanza dalla prestigiosa vittoria Tedeschi, arriva il sequel: Lune di sangue. Stavolta Matteo Montesi deve occuparsi di un caso apparentemente semplice: ritrovare un quadro che ritrae la "donna più bella del mondo", su incarico della sfuggente Arianna Caldoni.
Ma quando, in una grotta sul lago ai Castelli Romani, viene trovato il cadavere di un uomo con le mani mozzate, il lettore capisce che il caso non sarà così semplice. La storia viene innestata su uno sfondo sui generis: strani riti che si consumano nell'oscurità, sette curiose che organizzano incontri e celebrazioni da far accapponare la pelle e, se non bastasse, anche un clan che detta legge su prostituzione, droga ed estorsione.

A livello di trama, forse, la mia preferenza pende leggermente per "Doppia indagine". La storia risulta più familiare, più vicina alle aspettative del lettore medio, più consona ai miei standard. Sotto il profilo della tecnica e della prosa, però, devo ammettere che il secondo romanzo rischia qualcosa in più. Ho trovato passaggi bellissimi, in questo libro. Picchi narrativi che mi hanno fatto venire i brividi. Un esempio?

Ci alziamo lentamente, combattendo la nausea. Raggiungiamo il letto percorrendo una stanza che non vuole stare ferma.
Arianna non si accorge di noi, continua a fissare quei fantocci in terra.
Cristiana si siede sul letto, la abbraccia stretta, assecondando il movimento compulsivo.
Lei lascia fare.
Io abbraccio tutte e due.

È così che ci trova Santarelli.
Muti, stretti, a cullarci contro l'orrore.

Bello, vero?
A questo punto occorre specificare una cosa. In realtà Doppia indagine non è il primo romanzo con protagonista Matteo Montesi. La Musneci, infatti, lo aveva già fatto esordire nel 2008, con il romanzo Nessuno al suo posto (La Riflessione). Per chi volesse avere una visione più compiuta del nostro simpatico MM, e magari risalire al suo primo caso "letterario", leggere questo libro non sarebbe male.

In definitiva, posso dire che il giallo italiano non è mai stato così vitale come negli ultimi anni.
Mi piacerebbe menzionare un altro recente vincitore del premio Alberto Tedeschi, che ho intervistato proprio sulle pagine di questo blog:: Carlo Parri, con il suo grande Cardosa.
Carlo Parri e Marzia Musneci: due vincitori uscenti del più prestigioso premio italiano per romanzi gialli. Due penne, affilate e sapienti, che dimostrano come la narrativa di genere italiana, lungi dall'aver dato ciò che doveva al mondo della letteratura, abbia ancora molto da dire.

domenica 24 marzo 2013

CONDANNATI A MORTE


È uscito!
Cari frequentatori del blog, volevo condividere con voi questa bella notizia: è uscito il mio primo ebook, Condannati a morte. Si tratta di un thriller sovrannaturale pubblicato da Milano Nera Web Press, e di questo ringrazio Paolo Roversi che ha creduto nel racconto.
Eccovi la sinossi...

CONDANNATI A MORTE
Massimo è un assassino, un killer sadico che passa le notti a uccidere anziani.
Andrea è un traditore, uomo senza scrupoli che progetta di assassinare la moglie per ereditarne il patrimonio.
Tonino è uno spacciatore, che sta per concludere un affare destinato a portare sull’isola un nuovo tipo di droga.
L’assassino, il traditore e lo spacciatore: tre angeli neri che diffondono il male nei vicoli bui di una Procida gotica. Tre mostri che ignorano di essere solo pedine di un gioco, pezzi di un piano orchestrato dalla mente implacabile della figura con falce e mantello, la signora che non perdona: la Morte.



Potete trovarlo qui:
- Amazon, in formato Kindle. Acquistalo a 3.07 euro.
- Bookrepublic, in formato Epub. Acquistalo a 2.99 euro. 
- Ultima Books, in formato Epub. Acquistalo a 2.99 euro.

Nel frattempo, se volete dare una sbirciatina, ecco un piccolo estratto:



Il sogno. Sempre lo stesso.
La sua terza vittima. Sempre quella, quasi ogni notte, ma Massimo deve ancora capirne il perché. L’immagine è imbevuta di una nebbia ovattata. Eppure è chiara, nitida. Soprattutto, fedele. Il vecchio è adagiato sulla poltrona, una sigaretta stretta tra le dita, e la bocca disposta a O, a lanciare in aria cerchietti di fumo.
È stato l’unico a morire da sveglio.
Si è accorto di lui troppo tardi, e infatti non ha avuto il tempo di reagire. «Pe… perché?» è riuscito a mugugnare, prima di essere trafitto.
Massimo non avrebbe mai immaginato che quella scena gli sarebbe tornata in mente come una nenia.
Quel vecchio aveva qualcosa di strano. Gli occhi, forse. Così sereni. Oppure quel modo di fumare.
«Perché?»


Massimo si accorge di stare quasi ansimando. Ormai la voglia è incontenibile, i suoi occhi si prefigurano l’apice di un piacere malato, irrinunciabile, reiterato. Ne ha già uccisi quattro, da quando vive sull’isola. E non ha alcuna intenzione di smettere.


     In questo momento lo capisce.
Non è vero quello che continua a ripetersi da tempo. La sua non è una malattia insorta solo da qualche anno.
Lui è nato così.
Ha coltivato i germi osceni del sadismo sin da quando era piccolo. Lo ricorda bene: ai funerali, di fronte alle salme fredde di parenti morti, avvertiva, sordido dentro di lui, qualcosa.
Una sorta di piacere, di soddisfazione necrofila, di desiderio illibato al quale non riusciva a trovare un’origine, una natura, uno scopo. Lì, di fronte ai corpi degli anziani morti, le sue mani non tremavano spaventate, ma si toccavano l’un l’altra, a cercarsi a vicenda, a scaldarsi.
Massimo è nato mostro. 
Adesso lo sa. 


(Diego Di Dio, Condannati a morte

lunedì 11 marzo 2013

I ROMANZI STORICI DI FRANCO FORTE

Franco Forte.
Negli ambienti editoriali c'è grande mistero attorno a questo nome. Alcuni sostengono che si tratti solo di un infaticabile lavoratore, ma pur sempre umano.
La maggioranza, però, ha opinioni più bizzarre. Per esempio, c'è chi pensa che si tratti di un essere mitologico, mezzo uomo e mezzo libro, uscito fuori da qualche innesto genetico. Chi, in chiave molto più prosaica, ritiene si tratti di un collettivo, e che sotto l'egida di Franco Forte si nasconda un gruppo di editor, scrittori, consulenti editoriali e faccendieri di ogni sorta. Chi, infine, sostiene che Franco Forte sia in realtà Francoforte, ossia l'intera popolazione della città tedesca.
Molte sono le teorie, e alcune nemmeno tanto astruse: basti leggere le qualifiche di questa persona. C'è da andare ai pazzi.
Direttore editoriale delle collane da edicola Mondadori, direttore editoriale della Delos Books, editor, consulente editoriale, direttore di riviste letterarie (come la Writers Magazine Italia, Romance Magazine, etc), traduttore, sceneggiatore e, ultimo ma non meno importante, autore di romanzi best-seller per la Mondadori.

Teorie a parte, gli scrittori esordienti come me conoscono bene Franco Forte. Tante sono le cose che ho imparato sul forum della WMI e altrettante grazie alla rivista Writers Magazine Italia. Parte del mio percorso di autore e collaboratore editoriale lo devo anche, e soprattutto, al collettivo creato da lui e dal suo staff. Numerosi sono i racconti e gli articoli che mi ha pubblicato come editore e, per adesso, è da accreditare a lui la mia più grande soddisfazione letteraria: la pubblicazione de I dodici apostoli sul Giallo Mondadori.
Ma in questo post non intendo parlare di lui come editor/editore, ma come scrittore. E, di conseguenza, godere di quel "piccolo strapotere" di cui il lettore usufruisce nei confronti di un autore.

Per adesso, ho letto tre libri del boss (noi lo chiamiamo così), e intendo recensirli secondo la mia personale classifica di gradimento.

I BASTIONI DEL CORAGGIO 
Ducato di Milano, 1548. La dominazione spagnola sta devastando la città e si respira un clima di violenza e disperazione. Ci sono molti personaggi degni d'interesse, in questo romanzo: Ludovico de Valois, feroce vicario del Capitano di Giustizia;  Mariangela Comencini, sulla quale pende un'accusa di stregoneria; l'inquisitore Guaraldo Giussani (che, in qualche tratto del suo carattere, ricorda il Waleran Bigod de I pilastri della terra); la giovane e bella Anita Polidori (che ritornerà ne Il segno dell'untore) e infine il protagonista, Fulvio Alciati, coraggioso cavaliere di ventura.
La bellezza di questo romanzo risiede nella sua struttura corale: benché Fulvio Alciati sia il personaggio principale, non c'è un vero protagonista, che monopolizzi in toto l'attenzione del lettore. Al contrario, l'autore ha costruito un ginepraio di figure dettagliate, passando dall'una all'altra in una continua altalena. Personalmente, adoro le storie strutturate in questo modo, perché costruire un intero romanzo attorno a un unico personaggio può essere molto rischioso, se questi non ha le qualità o l'originalità per reggere la storia. La ricostruzione storica è molto dettagliata, a volte anche troppo; ma questo è il cavallo di battaglia dello scrittore, comune denominatore di molti dei suoi libri. 
Tra quelli che ho letto, questo romanzo resta il mio preferito: per credibilità dei personaggi e dovizia di particolari, per un'ambientazione disegnata col compasso e un'alternarsi di vicende al cardiopalma. Leggendo, sembra di essere lì, in una città divorata dalle malattie e dall'inquisizione, dove la disperazione e il fatalismo sembrano le uniche scelte possibili, in un inferno in terra che non dà tregua. 
Primo classificato.


ROMA IN FIAMME
Dalla Milano del XVI secolo passiamo all'antica Roma. Le intenzioni dell'autore sono già palesi a partire dal sottotitolo: Nerone, principe di splendore e perdizione.

È infatti l'imperatore romano che regnò per quasi quattordici anni a costituire il centro nevralgico di questo romanzo. C'è poco da fare: quando a reggere le fila della storia è un personaggio complesso  come Nerone, un uomo divorato dalle contraddizioni e in eterna lotta contro se stesso e gli altri, è difficile non restare abbacinanti dalla sua luce.
Anche in questo romanzo ci sono molti personaggi ben tratteggiati: basti pensare alla bella e disinibita Atte, una delle amanti di Nerone; o ad Agrippina, la madre dell'imperatore, regina di furbizia e cospirazioni politiche. Molti sono i comprimari che si conquistano qualche pagina di questo libro, ma ognuno di essi, per quanto ben delineato, è coperto dall'ombra di Nerone. Ed è qui, in questa scelta, che risiede l'originalità del romanzo. Attingendo a nuove fonti storiografiche, l'autore fa rivivere l'imperatore restituendogli una nuova dignità, una nuova intelligenza. Le pagine riportano in auge un personaggio che il pensiero collettivo aveva degradato a pazzo sanguinario o a megalomane psicopatico. Niente di tutto questo. 
Immergendosi in queste parole che grondano storia, passeggiando tra intrighi di palazzo e riti sessuali senza fine, si ha quasi l'impressione che Nerone, benché egocentrico e perfezionista, sia l'unico sano di mente, in un girone di anime depravate e assetate di potere. La scelta dell'autore, inutile negarlo, è coraggiosa: rivoluzionare la figura di Nerone, distruggendo i dogmi che per anni hanno ossessionato l'opinione collettiva. Come detto per il romanzo precedente, anche qui la riscotruzione storica è dettagliatissima (a volte anche troppo) e le pagine filano via velocemente. Non ci sono le trame e le sottotrame de I bastioni del coraggio e non c'è l'intrigo giallo de Il segno dell'untore: qui c'è Storia, c'è vita dell'antica Roma, ci sono congiure politiche e orge sfrenate, sogni di grandezza e fiamme che divorano il mondo. E soprattutto c'è lui, Nerone, che svetta sopra ogni altra cosa come un dio sceso in terra.
Secondo classificato.

IL SEGNO DELL'UNTORE
Dall'antica Roma di Nerone ritorniamo alla Milano del XVI secolo (qualche decennio dopo I bastioni del coraggio). Qui ritroviamo alcune figure a noi note: l'inquisitore Guaraldo Giusanni ma, soprattutto, Anita Polidori, un personaggio al quale ci eravamo molto affezionati. È lei, infatti, la moglie del protagonista, Niccolò Taverna. Taverna è un notaio criminale che si aggira nei dedali di una Milano messa in ginocchio: dalla povertà, dalla peste bubbonica, dall'inquisizione, da giochi di potere che lasciano spiazzati. È quasi un clima apocalittico quello che trasuda dalle pagine: i miasmi emanati dai fopponi e l'aria pestilenziale che ammorba Milano assumono vita propria. In questa sublimazione di sconforto e caos, Niccolò Taverna dovrà risolvere due casi: l'omicidio di Bernardino da Savona, commissario della Santa Inquisizione, e il furto del candelabro del Cellini, trafugato dal Duomo di Milano. Due indagini apparentemente sconnesse, che tuttavia paleseranno un legame con il prosieguo della storia.
Il segno dell'untore è un thriller storico: la trama gialla è calata in un'ambientazione cinquecentesca, sempre accurata e studiata (ma in questo caso sembra che l'autore abbia dosato ancora meglio le nozioni storiche). Se dovessi giudicare questo romanzo in termini obiettivi, affidandomi a una sorta di tabella di valutazione, dovrei dargli la medaglia d'oro. Dipanare un plot così complesso, su uno sfondo studiato al microscopio, è una missione che solo uno scrittore navigato può compiere: non a caso, Il segno dell'untore si è aggiudicato il premio Fiuggi Storia 2012. Tuttavia, in questa classifica mi sono fatto guidare da gusti personalissimi e opinabili, che mi portano a collocare questo libro, per la qualità della scrittura e le emozioni regalatemi, sullo stesso piano di Roma in fiamme.
Secondo classificato: ex aequo.

La scrittura di Franco Forte presenta due caratteristiche: è raffinata ed è costante. Anzitutto, le scelte sintattiche e lo stile narrativo tradiscono una ponderata scelta di termini, che a tratti sfocia nella poesia. In secondo luogo, la storia non subisce mai un calo qualitativo: le parole sanno mantenersi sempre sullo stesso livello. Alla luce della mia lunga carriera da lettore, ritengo che questa caratteristica sia frutto non solo di talento, ma anche di esperienza: saper dosare la penna per dare equilibrio a centinaia di pagine è un'opera che esige, sopra ogni altra cosa, consapevolezza. Lo ammetto, all'appello manca ancora qualche libro: dal comodino mi scrutano minacciosi due romanzi pubblicati nella collana Segretissimo Mondadori (gentile omaggio dell'autore) e, soprattutto, Carthago, che secondo molti sarebbe il miglior libro di Franco Forte.
In attesa di colmare questa lacuna, mi sento in dovere di fare due cose. Primo, apprezzare lo scrittore. Secondo, stimare l'uomo. Per chi, come me, aspira a intraprendere la carriera editoriale; per chi, come me, coltiva il desiderio di vivere tra pagine, parole e manoscritti; per chi, come me, sogna di sublimarsi tra scritti propri e altrui, vivendo di storie, di avventure, di fantasia, Franco Forte rappreseta indubbiamente un esempio, un paradigma del self-made man che, in un ambiente ostico come quello editoriale, riesce a dare un afflato di speranza a noi, lettori, scrittori, sognatori.